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SAT, bici e pedoni: la convivenza è possibile, ma…

martedì 18 giugno 2019 h12:15


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Il nostro territorio montano ad alta vocazione turistica ha tratto e continua a trarre beneficio e benessere economico da chi percorre in lungo ed in largo le montagne e i fondovalle del Trentino.

Lo sa bene la SAT, che ha la responsabilità della cura di circa 5.600 chilometri di sentieri sul territorio provinciale e che con l’attività in gran parte svolta dai suoi volontari contribuisce alla definizione e alla tutela di una rete sentieristica ben identificata, funzionale a uno sviluppo più armonioso dell'offerta turistica complessiva.

L’impegno della SAT

La manutenzione sentieri è un lavoro impegnativo, faticoso che le sezioni e con i propri i volontari fanno con spirito di servizio e per un forte senso di appartenenza alla SAT: ogni anno circa 1.200 satini intervengono gratuitamente offrendo complessivamente più di 3.000 giornate di lavoro sul campo.

È una piccola lotta quotidiana per ripulire i tracciati che si infrascano, ripararli da piccole frane e smottamenti, rifare o svuotare i deviatori, rinnovare i segnavia che sbiadiscono, sostituire materiali danneggiati per cause naturali, o perché si consumano per il solo passaggio degli escursionisti. Ma tutto ciò fa parte del gioco. A questo si possono aggiungere (e la ‘tempesta Vaia’ lo ha drammaticamente dimostrato) eventi meteo improvvisi e devastanti.

Quando però i danni sono causa dell'uomo, siano essi escursionisti o ciclisti, allora il discorso è diverso: riparare i danni al sentiero e al versante dovuti alle scorciatoie che creano gli escursionisti irrispettosi della natura e del lavoro di manutenzione del sentiero, sostituire tabelle rotte, o rubate per atti di vandalismo, è un impegno particolarmente gravoso e talvolta scoraggiante anche per i più volonterosi.

Ed è ciò che purtroppo sta accadendo, quando sentieri stretti e ripidi, dalla manutenzione già problematica, vengono usati con le biciclette come itinerari da discesa. I danni si moltiplicano, oltre al grave pericolo di scontro fra bici e pedoni. Qui i volontari rischiamo veramente di perderli e di rompere un delicato equilibrio motivazionale che la SAT ha costruito in decenni di impegno sociale.

La disponibilità di tracciati per i bikers

Per la sua complessità e varietà il territorio del Trentino offre opportunità di appagamento per tutti, ma è necessario che ci sia anche senso di responsabilità e rispetto delle regole reciproco da parte di tutti.

I bikers hanno a disposizione migliaia di chilometri di strade forestali sulle quali divertirsi e se hanno voglia di adrenalina possono cercare le piste riservate al downhill.

Gli escursionisti, a loro volta, chiedono di poter camminare tranquillamente e senza doversi preoccupare di biciclette che scendono, a volte a notevole velocità, su percorsi stretti e disagevoli.

È da tenere presente che la rete ufficiale dei percorsi mountain bike del Trentino, che risulta a conclusione dei tavoli di lavoro promossi dalle APT di ambito, è di circa 8.000 chilometri di tracciati! Questa è formata in gran parte da strade secondarie, forestali, mulattiere e anche numerosi sentieri. 

A fronte di questa offerta vastissima va precisato che i divieti di transito individuati in tutto il Trentino sono circa 500: in genere hanno lo scopo di bloccare il passaggio con bici su sentieri che tagliano strade forestali o imboccano sentieri stretti e/o molto ripidi, dove c'è il rischio di scontro fra le persone e/o evidenti problemi di erosione al fondo del tracciato.

Il ruolo degli amministratori

Il problema è quello di chiarire ufficialmente la differenza dei vari tipi di percorsi ed essere fermi nell'indicare i divieti e nel farli rispettare. Sappiamo che ci sono spinte ed interessi contrari, ma non dovrebbe essere difficile anche per i nostri amministratori capire che è interesse generale del nostro turismo tener conto di tutti i tipi di ospiti, non solo dei ciclisti, ma anche degli escursionisti, che anzi probabilmente numericamente sono molti di più.

A fronte delle "accuse", anche recenti, rivolte a SAT, riassumibili (semplificando) più o meno con la banale affermazione che sempre più spesso si sente ripetere: "la SAT non può vietare alle bici l'uso dei sentieri, la montagna è di tutti e ognuno ha diritto di viverla come meglio crede", va data una risposta concreta, vanno messi sul tavolo dati, numeri, che chiariscano la situazione e mettano a tacere facili slogan.

In aggiunta alla rete mtb ufficiale (la sola che le APT possono pubblicizzare) ci sono migliaia di chilometri di altri tracciati forestali e viabilità secondaria che sono accessibili alle mtb. Non è corretto quindi affermare che la rete ufficiale mtb è la sola dove è possibile praticare la mtb.

La norma di riferimento (L.P. 31 ottobre 2012 n. 22) ha previsto sia l'individuazione della rete provinciale dei percorsi per mountain-bike, sia i divieti. È il loro insieme a darne il senso! Ed è per questo motivo che la SAT ha chiesto, e tuttora insiste, affinché i divieti vengano pubblicizzati al pari della rete mtb nel materiale promozionale, cartaceo e digitale, nella cartografia di riferimento, e sul terreno con la posa dei cartelli.

Una corretta promozione

Sul controllo del rispetto dei divieti la SAT ha fatto sentire la propria voce perché il tutto abbia un senso. Ma rimarca anche che è finora mancata una campagna di informazione sul corretto uso dei percorsi, organizzata a livello provinciale (finora singole APT si sono organizzate autonomamente); si è poi vista su riviste nazionali e su svariate pubblicazioni anche locali una pubblicità ingannevole, in base alla quale la gente è indotta a credere che sui monti del Trentino ognuno possa andare in bici dove vuole, senza limiti.

Si deve al contrario puntare all'educazione e alla cultura: il limite che oggi viene visto come un'imposizione deve trasformarsi nel valore aggiunto del nostro territorio, dove il pedone, il biker, il turista a cavallo, possono viaggiare tranquilli, nel rispetto delle regole, per sentieri e strade, ognuno rispettoso delle aspettative dell’altro.

Con riferimento al recente e drammatico incidente mortale avvenuto a Pregasina sul “sentiero della Cresta” a Cima Larici (422A), è necessario precisare, anche per porre fine a squallide polemiche, che sulla estesissima rete escursionistica dell'Alto Garda e Ledro ad oggi risultano individuati 56 divieti approvati con determina del dirigente del Servizio Turismo della PAT. Di questi 49 in area "Garda" e 7 in quella "Ledro", 44 richiesti dalla SAT e 12 da altri soggetti.

Del sentiero 422A dove è avvenuto l'incidente mortale della scorsa settimana non era stato richiesto il posizionamento del divieto mtb; essendo non solo fuori dalla rete mtb, ma anche stretto, esposto e classificato EE (per escursionisti esperti), caratteristiche queste da considerarlo ragionevolmente esente da transiti anche occasionali di mtb. Sulle tabelle segnavia agli estremi del percorso in loc. Calcherole e Bocca Larici è infatti indicato di difficoltà EE.

La SAT già nel 2010 aveva diffuso un proprio Atto di indirizzo e proposta, tuttora attualissimo, anche in considerazione dell’incremento esponenziale dei biker, avvicinatisi ai percorsi di montagna anche grazie al rapido e progressivo successo delle e-bike che conteneva, tra l’altro, un richiamo alle associazioni sportive e agli enti di promozione turistica ad evitare di veicolare messaggi che tutto sia possibile e praticabile a tutti e dappertutto, un metodo in ultima analisi che non tiene conto dei rischi e delle conseguenze. Ciò era stato ribadito durante il difficile confronto e compromesso che aveva portato nel 2012 all’approvazione della norma provinciale di riferimento.

L’appello della SAT

Nel richiamare questa linea emettiamo un nuovo appello sia a chi compete dare applicazione effettiva alle norme, sia al senso di responsabilità individuale e collettiva di chi frequenta i percorsi delle “nostre” montagne: individuale per il rispetto delle regole, e collettiva perché tutti, bikers, camminatori, residenti e turisti dobbiamo considerare la cultura del limite come salvaguardia della nostra e altrui vita e dell’ambiente naturale in cui viviamo.

 

Trento, 18 giugno 2019/AF                                           Anna Facchini – Presidente SAT

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