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DA UNITRENTO LA MAPPA DEL CONSUMO ALIMENTARE ALTERNATIVO IN ITALIA

Università di Trento

giovedì 20 maggio 2021 h10:45


Lo studio analizza come piattaforme di e-commerce e nuove pratiche favoriscono l’accesso al cibo sostenibile e riconnettono produzione, cliente e territorio. Un modello di approvvigionamento presente a macchia di leopardo prima della pandemia, che si è diffuso con l’esperienza del lockdown. Sabato 22 maggio alle 10.30 saranno presentati in un incontro pubblico online i primi risultati dell’indagine condotta dal Dipartimento di Sociologia e Ricerca sociale dell’Università di Trento nell’ambito del progetto europeo Plateforms.

Per tre anni un team del Dipartimento di Sociologia e Ricerca sociale dell’Università di Trento ha mappato la realtà italiana delle piattaforme di e-commerce di cibo per capirne le dinamiche, ha approfondito le pratiche quotidiane di chi fa la spesa attraverso canali alternativi alla grande distribuzione (Gdo), come i gruppi di acquisto solidale (Gas), ha analizzato il profilo di consumatori e consumatrici digitali. E ora che il progetto si avvia alla conclusione discuterà i principali risultati dello studio in un’anteprima nazionale. L’incontro sarà sabato 22 maggio, dalle 10.30 alle 13, sul tema “Le pratiche alternative di approvvigionamento alimentare: dai Gas all'e-commerce di prossimità. Un confronto a partire dai risultati del progetto europeo Plateforms”. Si potrà seguire la presentazione tramite piattaforma zoom.
Rivolta a tutte le persone interessate, la mattinata si aprirà con l’esposizione dei risultati da parte del team, proseguirà con una tavola rotonda con le piattaforme e si concluderà con un dibattito a tutto campo su acquisti alimentari online e cibo a chilometro zero.
Il progetto europeo Plateforms, sostenuto dal Ministero italiano dell’università e della ricerca e dal programma europeo Horizon 2020, ha coinvolto cinque università europee: Oslo Metropolitan University (Norvegia, che ha fatto da leader nel progetto); University College of Cork (Irlanda); University of Gothenburg (Svezia); Humbold University Berlin (Germania) e Università di Trento (Italia).
Unico partner italiano del consorzio, il gruppo di studiosi e studiose dell’Università di Trento ha indagato le potenzialità dell’innovazione tecnologica e sociale per promuovere sistemi e pratiche alimentari più sostenibili.
Francesca Forno, professoressa del Dipartimento di Sociologia e Ricerca sociale dell’Università di Trento, che ha diretto il progetto per l’Italia, commenta: «Tecnologie quali internet e le app possono rendere più praticabili forme di approvvigionamento al di fuori della grande distribuzione. Tuttavia, perché esse diventino una reale alternativa sostenibile, è necessario che modalità nuove di produzione, scambio e consumo di cibo si sviluppino e sedimentino nelle relazioni sociali e nelle pratiche quotidiane. Inoltre, anche la spesa “offline” può promuovere alternative sostenibili, come nel caso dei Gas o dei negozi biologici».
Il progetto si è articolato in tre fasi. Innanzitutto, è stata mappata la realtà finora poco studiata delle piattaforme di e-commerce di cibo. La seconda fase ha guardato alle pratiche quotidiane di spesa attraverso canali alternativi alla Gdo con interviste in profondità. Infine, un questionario diretto a consumatori e consumatrici che utilizzano piattaforme digitali per crearne un profilo e individuare le principali dinamiche di uso e trasformazione nel tempo.
Alice Dal Gobbo, ricercatrice del Dipartimento di Sociologia e Ricerca sociale dell’Ateneo di Trento, racconta: «Per raccogliere interviste e questionari abbiamo scelto Milano perché, tre anni fa, era uno dei pochi contesti italiani con un alto utilizzo di acquisto alimentare online. Poi è arrivata la pandemia, e durante il lockdown, le nuove modalità di approvvigionamento si sono diffuse».
Riprende: «L’avvento di Covid-19, a circa alla metà del progetto, pur presentando degli ostacoli allo svolgimento della ricerca, ha anche costituito un laboratorio naturale. L’esperienza del lockdown, infatti, ha costretto a cambiare radicalmente le abitudini e molte famiglie si sono avvicinate alla spesa online. Una parte delle interviste e il questionario hanno mirato anche a cogliere tali trasformazioni».
Francesca Forno anticipa alcune conclusioni: «Il progetto suggerisce che le innovazioni sociali e tecnologiche nel consumo alimentare favoriscono l’accesso al “cibo buono”: gustoso, nutriente, stagionale, biologico o naturale, rispettoso del lavoro e che favorisce una riconnessione tra consumatori, territorio e produttori. Soprattutto nelle città dove l’approvvigionamento alimentare è dominato dalla Gdo, le innovazioni costituiscono “food hub” importanti per promuovere diete sostenibili e pratiche alimentari più attente».
Al tempo stesso avverte: «Rimangono delle sfide all’approvvigionamento alternativo. Sul piano pratico, non sempre i consumatori riescono a far coincidere i tempi e gli spazi della spesa in piattaforma con l’organizzazione della propria quotidianità. Inoltre, spesso rimane una pratica di nicchia e a cui si avvicinano maggiormente persone di classe media. Infine, le piattaforme di e-commerce non sono sempre accurate sul piano giuridico e dell’informazione al consumatore».

Sul progetto Plateforms
Il progetto transnazionale Plateforms (ERA-Net SUSFOOD2 Sustainable Food Platforms: Enabling food practices through socio-technical innovation) è stato supportato grazie ai fondi stanziati dal Ministero dell’università e della ricerca e co-finanziato dal programma europeo di ricerca e innovazione Horizon 2020 (Grant number 356-01/03/2019).
Per saperne di più
Per trovare altro materiale sul progetto e seguire gli aggiornamenti futuri.


(e.b.) Ufficio stampa Università di Trento

Foto realizzata nell'ambito del lavoro sul campo del progetto Plateforms. Riguarda pomodori coltivati in un orto comune nella periferia di Milano: varietà tipiche e antiche di diverse località d’Italia, i cui semi sono stati spediti direttamente ai produttori.
Foto realizzata nell'ambito del lavoro sul campo del progetto Plateforms. Riguarda pomodori coltivati in un orto comune nella periferia di Milano: varietà tipiche e antiche di diverse località d’Italia, i cui semi sono stati spediti direttamente ai produttori.

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