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Le valli di Fiemme e Fassa e la leggenda della Figlia del Sol

Leggende trentine | La Soreghina


Oggi, per i più, è l'ambasciatrice della Marcialonga cui spetta il compito, assieme al Comitato organizzatore, di presentare le gare inserite nel circuito di questa grande manifestazione capace di valicare i confini locali e "competere" con eventi sportivi di carattere internazionale. 

«La nostra Soreghina - conferma il presidente della Marcialonga Angelo Corradini - è non solo una bella ragazza, ma una giovane che ha studiato, che condivide i valori del volontariato e pratica lo sport. Da qualche anno a questa parte le candidate, tra cui viene scelta annualmente la Soreghina, hanno dei curriculum degni di nota e non hanno difficoltà a stare di fronte al pubblico».

Giovani e spigliate dunque che «da 17 anni - prosegue Corradini - accompagnano questa manifestazione. Una scelta che richiama proprio l'antica leggenda della Soreghina, la figlia del Sol nata tra le Dolomiti... La differenza però è che la loro storia e il loro impegno hanno un lieto fine... le nostre Soreghine hanno modo di conoscere moltissime persone e confrontarsi con gli organizzatori su tanti aspetti diversi».

Ogni anno quindi il Comitato, verso la fine di luglio, organizza una serata cui prendono parte le candidate: ragazze talentuose residenti nelle Valli di Fiemme e Fassa.

Abbiamo quindi capito chi è e cosa rappresenta la Soreghina oggi... ora riscopriamo la sua "leggenda".
Torniamo quindi a tempi lontani e a costumi ladini, così come i nomi originari dei protagonisti.

Soreghina era una principessa la cui vita dipendeva dalla luce del sole. Secondo una profezia era infatti costretta, di notte o nei giorni di cattivo tempo e senza la luce del sole, a dormire per non morire. Se fosse rimasta sveglia al buio.. sarebbe morta all'istante.

Un giorno mentre si trovava in mezzo ai prati trovò disteso a terra un giovane privo di sensi e gli prestò soccorso. Questo giovane era un valoroso guerriero chiamato Ey de Net - Occhio della Notte, scacciato dal regno dei Fanes perché, innamorato della principessa Dolasilla, aveva osato chiederne la mano al Re. Nella sua fuga era precipitato da una rupe sopra la Val di Fassa.

Durante il periodo delle cure prestate da Soreghina al giovane i due s'innamorarono e si sposarono. Conducevano una vita felice. Soreghina abitava con Occhio della Notte in una capanna di legno, situata nel punto più soleggiato di una radura di fronte al monte Vernèl. I giorni felici, però, trascorsero veloci ed ecco arrivare l'autunno con le prime nebbie e le nevi sulle cime. Nel pomeriggio di una fredda giornata giunse alla casa degli sposi un guerriero straniero, amico di Occhio della Notte. I due uomini parlarono a lungo, in disparte, e Soreghina fu presa dalla curiosità di ascoltare i loro discorsi. Così si avvicinò alla porta della loro stanza e sentì le parole che sottovoce Occhio della Notte rivolgeva all'amico: egli si sentiva legato a Soreghina da devota ed eterna riconoscenza, ma portava sempre indelebile nel cuore l'immagine della principessa Dolasilla.

L'amico se ne andò quando era già notte ed Occhio della Notte cominciò ad essere preso dal rimorso per il suo sentimento nascosto, un tradimento verso la dolce Soreghina. Allora, pentito della sua mancanza di lealtà, volle andare a vedere la sposa che sicuramente dormiva profondamente, come sempre, nel cuore della notte. Aprì la porta, e Soreghina, che si era appoggiata per ascoltare senza curarsi del passare del tempo, gli cadde tra le braccia senza vita. Era, infatti, giunto il buio della notte che aveva sorpreso Soreghina ancora sveglia. Inesorabile la profezia si era avverata. A nulla valsero le grida di dolore di Occhio della Notte che le chiedeva disperatamente perdono.

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