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Federcoop | Tre scuole certificate contro il bullismo grazie a Etika

Federazione Trentina della Cooperazione

mercoledì 10 marzo 2021 h14:15


In Italia un ragazzino su due è vittima di episodi di bullismo o cyberbullismo. L’età più a rischio è quella compresa tra gli 11 e i 17 anni e la maggior parte delle vittime non trova vie d’uscita o strumenti di aiuto e finisce per soffrire in silenzio. Molte di queste aggressioni fisiche o verbali avvengono a scuola, o nel tragitto per raggiungerla. Per questo l’azione degli insegnanti e del personale scolastico ha un valore fondamentale non solo nell’individuare e prevenire i casi, ma anche rispetto alla legge, poiché hanno il dovere di denuncia e la responsabilità (anche giuridica) di intervenire.

Partendo da queste considerazioni, il progetto etika ha deciso di finanziare tre percorsi di certificazione in altrettante scuole trentine: le medie Manzoni di Trento, l’Istituto alberghiero di Levico e le medie Negrelli di Rovereto. Scuole che sono state tra le prime in Italia ad ottenere questo riconoscimento.

“Con i social il fenomeno del bullismo è diventato ancora più subdolo – ha commentato il presidente della Cooperazione Trentina Roberto Simoni, aprendo la conferenza stampa di presentazione del progetto – e va combattuto con tutti gli strumenti perché rischia di compromettere ragazzi e ragazze in una fase delicata della loro vita. Spero che questo progetto pilota possa essere ampliato ad altri istituti scolastici per fare fronte comune e diffondere una cultura della prevenzione”. 

Cos’è etika

Etika è il gruppo di acquisto eco-solidale di energia e gas della Cooperazione trentina con Dolomiti Energia che offre notevoli vantaggi ai sottoscrittori in termini economici, sociali e ambientali. Per il movimento cooperativo ne fanno parte Federazione Trentina della Cooperazione, Cassa Centrale Banca, Sait, Consolida, Cooperativa Sociale La Rete. 

Ad oggi 58.241 famiglie trentine hanno sottoscritto il contratto di etika, generando un fondo solidale che sfiora 1,8 milioni di euro che ha finanziato ad oggi 19 percorsi di avviamento all’abitare autonomo. Un’energia green che ha garantito inoltre all’ambiente il risparmio di 50 mila tonnellate di anidride carbonica. 

“Il progetto Etika ha superato tutte le nostre aspettative – ha raccontato il responsabile commerciale e marketing di Dolomiti Energia Fabrizio Giurgevich –. Nato nel novembre del 2016, oggi conta più di 58 mila adesioni e ha generato un impatto positivo sull’ambiente e sulla comunità trentina. Oltre ai progetti sociali di avviamento alla vita autonoma di circa 100 persone disabili, con il covid abbiamo finanziato pacchi alimentari e sostenuto le persone isolate con connessione e strumenti di rete. Il bullismo è il nuovo tema perché restituisce valore al territorio impegnandolo sulle generazioni attuali”.

Le finalità del percorso certificativo

Il percorso individuato consente di prevenire e contrastare il bullismo e il cyberbullismo attraverso la progettazione e l’utilizzo di un sistema certificato di gestione del problema. Esso permette di individuare ed adottare tutti i principi e le precauzioni per la lotta al bullismo.

Il lavoro che ha portato i tre istituti scolastici alla certificazione si è concretizzato in un approfondito percorso di dialogo tra gli studenti, le studentesse e il corpo docente, con l’elaborazione di un sistema di gestione oggetto di esame da parte dei certificatori che hanno potuto accertare il successo degli sforzi messi in campo dalle scuole per raggiungere gli standard fissati dalle linee guida Uni/Pdr 42:2018 sulla prevenzione e contrasto del bullismo relative alla gestione per le organizzazioni rivolte ad utenti minorenni. Un percorso nel quale gli istituti scolastici sono stati accompagnati dalla consulenza di Agenda 21 consulting.

“La certificazione è stata un’opportunità molto importante – ha detto Daniela Depentori, dirigente delle Negrelli di Rovereto – perché ci ha consentito di mettere a punto delle procedure per seguire dall’interno dei nostri istituti i problemi di bullismo e cyberbullismo. Abbiamo creato una commissione antibullismo con docenti, genitori, ragazzi e psicologo, perché per affrontare questi problemi serve la cooperazione di tutte le figure presenti all’interno della scuola”.

“Quest’esperienza – ha aggiunto Paola Pasqualin, dirigente delle Manzoni di Trento – ha rafforzato l’alleanza già presente con il mondo cooperativo, con l’obiettivo condiviso di costruire una comunità educante. Il senso dell’esperienza è stato riflettere con uno sguardo esterno su cosa succede a scuola e decidere una serie di azioni per costruire un ambiente sempre più di benessere. Non è che non ci saranno più i bulli ma ora abbiamo più strumenti per far fronte alle situazioni”. Come rappresentante della cabina di regia che si occupa di bullismo all’interno delle scuole, Pasqualin ha annunciato che è stata avviata una riflessione per portare il sistema ad una adesione totale. 

“Abbiamo aderito con entusiasmo – ha raccontato Federico Samadem, dirigente dell’Alberghiero di Levico – perché la scuola ha necessità di darsi un metodo nel gestire i tanti punti interrogativi che gli adolescenti portano con sé e riversano nelle dinamiche scolastiche. Questo progetto parte da una visione circolare anche dell’economia, dove un soggetto for profit semina valore che poi diventa patrimonio comunitario”.

Ragazzi consapevoli e vigili

All’avvio del percorso di certificazione sono stati somministrati dei questionari a tutti i ragazzi/e frequentanti, per sondare lo stato dell’arte rispetto alla problematica. I dati emersi non si discostano molto dall’andamento nazionale. 

Secondo le risposte fornite dagli studenti trentini, il bullismo si concretizza soprattutto nel percorso casa-scuola a piedi o sui mezzi di trasporto, ma anche nei corridoi, in mensa e in classe. Non sempre è facile parlarne ma le persone che sembrano più indicate sono i genitori e fratelli (47% delle risposte alle Negrelli di Rovereto), seguiti da compagni e amici (23%). 

E i responsabili di questi atti sono sempre gli stessi coetanei (per il 62% degli intervistati alle Manzoni), confermando che chi è portato a lasciarsi andare in forme di prevaricazione sia sempre un gruppetto ben definito. La maggior parte degli intervistati sa di potersi rivolgere agli adulti di fiducia in caso di bisogno ed è altresì consapevole della gravità dei fatti di bullismo e cyberbullismo, che solo pochi riconducono a semplici forme di scherzo o banali litigi.

Per la maggior parte degli intervistati il comportamento da attuare in caso in cui si assista ad un atto di bullismo è quello di intervenire a difesa della vittima (all’Alberghiero di Levico la percentuale più alta di interventisti, il 69%, con prevalenza femminile), mentre solo dopo si pensa ad avvisare un adulto. Le offese che fanno più male sono quelle relative all’aspetto fisico e i comportamenti che generano isolamento ed esclusione. Alle Negrelli appaiono più gravi le offese raziali (67%) anche se non vissute in prima persona. 

Per aiutare i ragazzi e le ragazze che subiscono prepotenze, secondo un ragazzo su 3, si dovrebbe parlarne assieme in classe, mentre la scuola potrebbe aumentare i controlli sulla vita privata dei bulli (25%).

Ufficio Stampa Federazione Trentina della Cooperazione

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