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Coppola (Europa Verde) | Controlli ambientali nei siti industriali: bandiera nera al Trentino. 

giovedì 15 luglio 2021 h18:00


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L’Unione Europea, consapevole che solo una autorizzazione preventiva e una incisiva azione di controllo delle emissioni industriali può ridurre i livelli di inquinamento ambientale, ha emanato una serie di raccomandazioni e indirizzi, a partire dalla Raccomandazione europea n. 331 del 2001 nella quale si possono riconoscere le direttrici per raggiungere gli obiettivi prefissati.

In particolare sottolinea che “l'esistenza di un sistema di ispezioni e il loro svolgimento costituiscono un deterrente alle violazioni ambientali poiché consentono alle autorità di individuare le infrazioni e di far rispettare la normativa ambientale mediante sanzioni o altri mezzi. Pertanto le ispezioni costituiscono un anello indispensabile della catena regolamentare ed uno strumento efficiente per contribuire ad un'attuazione più coerente e al rispetto della normativa ambientale in tutta la Comunità ed evitare distorsioni della concorrenza”.

Precisa inoltre che “le ispezioni dovrebbero svolgersi tenendo conto della ripartizione delle responsabilità negli Stati membri tra servizi addetti all'autorizzazione e servizi responsabili dell'ispezione”.

Successivamente, per renderle cogenti, queste indicazioni sono state inserite nelle Direttive per la riduzione integrata dell’inquinamento che si sono susseguite nel corso degli anni, in particolare nella Direttiva n. 75 del 2010.

La Raccomandazione europea 331/2001 suggerisce che "Le ispezioni dovrebbero svolgersi tenendo conto della ripartizione delle responsabilità negli Stati membri tra servizi addetti all'autorizzazione e servizi responsabili dell'ispezione".

Nel 2004 è stato aggiunto, all’art. 10 della Legge Provinciale n. 11 del 11.09.1995 che ha istituito l'Agenzia Provinciale per la protezione dell'ambiente, il comma 4 bis, il quale prevede che “ La Giunta provinciale, con apposita deliberazione, determina le direttive, i criteri e le modalità d'attuazione della raccomandazione 2001/331/CE, del Parlamento europeo e del Consiglio, del 4 aprile 2001, che stabilisce criteri minimi per le ispezioni ambientali negli Stati membri, tenendo conto degli indirizzi e degli obiettivi eventualmente fissati in materia dallo Stato.”

Nel 2010 la Direttiva Europea n. 75 che riprende la Raccomandazione europea n. 331 del 2001, all’art. 71 impone agli Stati membri di designare le autorità competenti "incaricate dell’adempimento dei compiti derivanti dalla presente direttiva".

Tale Direttiva all'articolo 5 fa riferimento al rilascio delle autorizzazioni e conseguenti misure necessarie per le procedure, e all'art. 23 dà indicazioni in merito alle ispezioni ambientali.

Nel testo è palesemente manifestato l’intento del legislatore europeo di dare concreta attuazione alla normativa in materia di protezione ambientale istituendo 2 autorità separate, con compiti autonomi, specifici e indipendenti.

Nel 2014, lo Stato italiano, in attuazione della Direttiva Europea del 2010 sopra citata, con il D.Lgs. n. 46 ha modificato l'art. 29-decies del Testo Unico Ambientale (TUA), D.Lgs. n. 152 del 2006, provvedendo ad identificare le due autorità competenti previste dalla Direttiva e a specificare i rispettivi ambiti di competenza ha attribuito al Ministero dell’ambiente la competenza per il rilascio delle autorizzazioni alle installazioni produttive, mentre ha assegnato all’ ISPRA (Istituto Superiore per la protezione e la ricerca ambientale) i compiti di controllo.

La Giunta provinciale, con la delibera n. 606 del 17 aprile 2014, ha provveduto a definire le due autorità, individuando l'ambito autorizzatorio nel Servizio Autorizzazioni e Valutazioni Ambientali (SAVA) e l'ambito di ispezione e controllo nell'Agenzia provinciale per la protezione dell'ambiente (APPA).

Con la delibera n. 647 del 15.05.2020, "Approvazione dell'atto organizzativo dell'Agenzia provinciale per la protezione dell'ambiente (APPA)", la Giunta provinciale ha nuovamente fatto confluire in un unico "Settore Autorizzazioni e controlli" le competenze autorizzatorie e di controllo in materia ambientale, in netto contrasto con quanto disposto dalla Direttiva Europea 75 del 2010 e del suo recepimento nel Testo Unico Ambientale, art. 29 decies.

Le disposizioni della delibera sono anche palesemente in contrasto con quanto stabilito, in sede di costituzione dell'Agenzia provinciale per la protezione dell'ambiente, con L.P n. 11 del 1995. Ne consegue che la nuova organizzazione di APPA non consente di rilasciare correttamente l'autorizzazione integrata ambientale. Si tratta, infatti, di un provvedimento che per l'art 29-decies del d.lgs. 152/2006 di disciplina della stessa, deve essere rilasciato dalla "autorità competente", soggetto ben diverso dall' "ente responsabile degli accertamenti" a cui lo stesso decreto affida i controlli. Quindi, l’eventuale rilascio dell'autorizzazione e i corrispondenti controlli, svolti entrambi da una sola istituzione, è un atto "contra legem".

Questo modo di procedere, costituisce un grave pregiudizio dell'azione del controllo, rappresentando un sostanziale conflitto di interesse per chi esercita e sovraintende contemporaneamente all'attività autorizzativa e di controllo. Tale pratica è in netto contrasto anche con il Piano provinciale anticorruzione (2019-2021), attuativo della legge n. 190/2012 che, all'art. 40, punto 4, lettera a), che prevede l'adozione di "misure per la prevenzione dei conflitti di interesse in capo al soggetto competente al fine di garantirne la terzietà e l’imparzialità". 

Quale è dunque, allo stato attuale, la situazione dei controlli in Trentino?

Si è constatato che dalla riorganizzazione di APPA, avvenuta nel maggio 2020, i controlli ambientali nei siti produttivi industriali sono praticamente azzerati e il gruppo ispettivo di fatto smembrato. Anche il concorso fatto per sopperire alla carenza di ispettori non ha portato ad un numero di ispettori sufficiente a mantenere il precedente ritmo di controlli nei siti industriali (una ventina di controlli annui, fino al 2019, cioè prima della “controriforma Fugatti”, nei siti produttivi che operano in regime AIA (Autorizzazione integrata ambientale) di maggior impatto ambientale.

Gli organi di stampa hanno pubblicato con rilievo la notizia che il Trentino quest'anno ha ricevuto da Legambiente, accanto a due bandiere verdi, purtroppo anche una bandiera nera che riguarda proprio la riorganizzazione dell'Appa, l'Agenzia Provinciale per l'Ambiente, voluta dalla Provincia.

Una delibera che Legambiente definisce “sconcertante” con la quale vengono accorpate le funzioni di autorizzazione e controllo, andando contro i principi della legge istitutiva del Sistema Nazionale di Protezione Ambientale, come precisato in una recente sentenza del Consiglio di Stato. Una decisione che di fatto depotenzia tutte le attività tecniche e di controllo dell’Appa.

Nel dossier presentato da Legambiente viene spiegato che la nuova delibera introduce nell'Appa il “Settore autorizzazioni e controlli” composto dalle: Unità organizzativa autorizzazioni uniche ambientali, Unità organizzativa autorizzazioni integrate ambientali ed Unità autorizzativa rifiuti e bonifica dei siti inquinati. Vengono conferite all’Appa – sostiene a ragione Legambiente - con un provvedimento amministrativo, le competenze relative al rilascio delle autorizzazioni che, ai sensi della legge istitutiva del Sistema Nazionale di Protezione Ambientale, come precisato nella sentenza del Consiglio di Stato n° 2149 del 12 marzo 2021, devono essere attribuite ad un organo diverso da quello addetto a svolgere le funzioni di controllo di quanto disposto dalle autorizzazioni medesime”.

Sembra – e concludo con amarezza e preoccupazione – che si sia completamente dimenticato e rimosso ciò che due gravi incidenti industriali accaduti in Trentino negli anni ’70 e ’80 - il primo incidente alla funivia del Cermis (42 morti) e il disastro di Stava (269 morti) – dovrebbero aver insegnato a chi ha compiti di governo.

Ciò che non ha evidentemente funzionato, per quanto riguarda la Pubblica amministrazione – al di là delle responsabilità gestionali di chi gestiva quelle attività - è stata l’attribuzione in capo alla medesima autorità – rispettivamente Servizio impianti a fune e Distretto minerario – dei compiti sia di promuovere l’attività stessa con connesse autorizzazioni sia di garantire controlli e sorveglianza.

Tutto ciò premesso si interroga il Presidente della Provincia per sapere:

a. perchè è stata stravolta la legge istitutiva di APPA e i dettati del Testo Unico Ambientale, creando così un vulnus normativo, prevedendo che lo stesso Settore incaricato al rilascio dei Titoli autorizzativi contemporaneamente ne controlli anche il rispetto;

b. quanti e quali controlli sono stati effettuati negli ultimi due anni nelle installazioni AIA che producono emissioni industriali.

Lucia Coppola

consigliera provinciale/regionale

Gruppo Misto/Europa Verde

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