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Coppola (Europa Verde) | Intervento in assestamento di Bilancio

martedì 27 luglio 2021 h17:30


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Di seguito il testo dell'intervento della consigliera provinciale de Gruppo Misto- Europa Verde, Lucia Coppola "Osservazioni al DDL sull'assestamento di Bilancio n. 110".

Questa Manovra di Bilancio, l'assestamento che stiamo discutendo e che andremo in questi giorni a votare, presenta alcuni spunti interessanti altri che risultano meno condivisibili. Tra questi permane ancora un scarsa attenzione ai lavoratori e alle loro necessità, tra cui rientra certamente il mancato rinnovo del contratto del pubblico impiego, un vulnus particolarmente pesante per la nostra provincia. Questo assestamento presenta un' impronta del “qui e ora” che non consente di ben comprendere quale sia la visione strategica e l'indirizzo politico che questo governo provinciale intende darsi.
I dati, impietosi, relativi ai lavoratori ci dicono che nel 2020 per loro è stato speso lo 0,05 % e nel 2021 lo 0,08%, per un ammontare di 15 milioni.
Se ne deduce che probabilmente non è stato fatto abbastanza con riforme strutturali in grado di rilanciare l'economia falcidiata dalla pandemia che da quasi due anni attanaglia noi come il resto d'Italia, d' Europa e del mondo e recuperare produttività. Ed è certo che anche ambiti come quelli sanitari e sociali avrebbero richiesto maggiori attenzioni. Posto che, come già accennato, ben novemila dipendenti del settore sanitario sono senza contratto di lavoro. Infermieri e professionisti sanitari del comparto sanità e delle Apsp, oltre ad un nuovo contratto, chiedono il rinnovo degli incentivi Covid e dell’indennità malattie infettive per il 2021. La pandemia purtroppo non finirà a breve e dobbiamo supportare tutto il personale sanitario che in questi mesi ha dato prova di abnegazione e dedizione assoluta, anche se sottodimensionati e non pagati adeguatamente. Tutto ciò per garantire il riconoscimento dei loro diritti e la dignità lavorativa.
Si presenta inoltre come argomento non più rinviabile la ridefinizione di un patto, il migliore, più giusto e conveniente possibile, con lo Stato nazionale e pure con l'Europa, che valorizzi e qualifichi la nostra autonomia dentro un sistema di regole ma anche di opportunità più ampio e ricco di cui non possiamo non tenere conto.
Si ricorda inoltre, come precisato nel corso delle audizioni, la necessità di destinare alle famiglie, che stanno facendo grandi sacrifici e mostrato molta buona volontà nonostante gli scarsi mezzi economici, i 13 milioni della legge 3 del 2020 che non sono ancora stati spesi, posto che il prossimo anno ci vedrà nelle condizioni finanziarie di assumere decisioni importanti tese al benessere e al recupero economico, sostenendo il reddito della comunità trentina.
Un richiamo va fatto anche all'importanza delle agenzie intermedie che fino a questo momento hanno sostenuto imprese e lavoratori. Tra queste l'Agenzia del Lavoro, ridotta di 97 unità, e quindi in condizioni che rendono difficile l'efficienza del servizio. Grande enfasi va data, inoltre, a tutto ciò che mette i lavoratori, in uscita dal mondo del lavoro per svariati motivi, nelle condizioni di recuperare salario e dignità. Naturalmente mi riferisco al compito importantissimo sin qui svolto dal Progettone che tanto ha dato alla comunità trentina e che ha costituito un'eccellenza e un unicum a livello nazionale.
Un'ottica meno discriminatoria e divisiva di una comunità suggerirebbe inoltre di mettere mano a quanto sin qui improvvidamente fatto e dunque investire su tutti i bambini che vivono nel nostro territorio, abolendo l'ingiusta norma che prevede i 10 anni di residenza per il bonus di natalità. Un triste primato che ci divide dal resto d'Italia e che personalmente mi crea disagio e vergogna. Come persona che fa politica e come cittadina.
I 3 milioni di sostegno economico previsti dalla capitalizzazione delle piccole imprese saranno ben investiti se consentiranno al capitale umano, cioè alle persone, nuova occupazione, diritti, formazione e sicurezza. Di fatto, si rivelano più che altro simbolici a detta delle stesse imprese, che certo con queste cifre difficilmente potranno fare propria la tanto declamata innovazione, l'infrastrutturazione tecnologica e la connessione internet, una maggior velocità. L'accompagnamento in questo percorso per diventare sempre più competitive ed efficienti non è abbastanza all'attenzione dell'esecutivo. Insieme alla necessità di formazione di cui necessitano sia imprenditori che lavoratori.
Sono molto critica sulla decisione di soprassedere sullo smartworking, in una situazione pandemica ancora incerta, riportando tutti o quasi al lavoro in presenza. Decisione incomprensibile anche alla luce dei buoni risultati ottenuti da remoto.
Se poi a questo si aggiunge il grande problema della scarsità di personale nei comuni e la mancata stabilizzazione prevista dalla legge nazionale, e ancora il contratto nazionale inevaso, si comprende che l'attenzione al pubblico impiego è davvero molto scarsa, avvalorando peraltro pregiudizi che non hanno alcun motivo di esistere.
E mi chiedo quale sia il senso, per contro, di creare ulteriore opacità, di cui non si sentiva il bisogno, nel momento in cui si abrogano norme sulla trasparenza delle retribuzioni dei dirigenti attraverso i siti dedicati.
In ambito ambientale si era persino cancellato nell'ambito delle cave il ripristino del territorio, fatto gravissimo perché è davvero il minimo per chi lo ha sfruttato e ne ha ricavato guadagni, restituirlo alla comunità in condizioni minimamente accettabili.
Essere coinvolti nel PNRR per dare un apporto significativo nelle scelte di investimento è una necessità e una richiesta che è venuta da tutti gli auditi, dal mondo dell'impresa, del commercio, dell'artigianato e dai sindacati. E certo anche dal consiglio provinciale. I danni alle imprese diventano direttamente anche danni alla società nel suo insieme, quindi va esaminata attentamente la situazione delle 600 imprese che hanno subito danni dal Covid, 300 delle quali fanno fatica a rialzarsi. Capendo in quale modo il pubblico, senza elargizioni a pioggia fuori luogo e a prescindere dalle reali condizioni critiche, possa intervenire in modo equo e mirato con gli strumenti che ha a disposizione. Ritengo però che i vincoli legati all'innovazione e alla riqualificazione previsti dall'articolo 33 debbano rimanere.
Il turismo resta, insieme alla cultura, uno degli ambiti più critici e da monitorare. Sia per la possibile chiusura di tanti esercizi, sia per il personale stagionale e dell'indotto che ha sopportato il peso di chiusure prolungate e di assenza di lavoro e quindi di reddito. Temi già presenti, come la riqualificazione delle strutture ma anche dell'offerta, si sono ovviamente amplificati a causa del Covid e vanno affrontati uno alla volta ma in tempi brevi. Anche in vista della stagione invernale che si spera, anche grazie al Green pass, possa avere sbocchi economici significativi per tutto il settore. E' molto importante comprendere, a prescindere dalla crisi indotta, che le grandi potenzialità ambientali, ricreative e paesaggistiche del Trentino richiedono un cambio di passo che incontri la domanda, sempre più presente, di un turismo più lento, meno “mordi e fuggi”, legato a relax e ad attività che non entrino in rotta di collisione con la natura e chi la abita, animali compresi. Rispettando la vocazione dei territori e e loro peculiarità. E' vero ed è stato detto in tutte le sedi che è un assestamento prettamente tecnico, ma una visione più di insieme del sistema economico e sociale sarebbe stata necessaria.
Dunque un' assestamento di bilancio da quasi 200 milioni che prevede anche correzioni su due temi importanti, sui cui si è recentemente legiferato: le concessioni sulle piccole e medie di derivazione d'acqua a scopo idroelettrico, sulle quali peraltro le minoranze in consiglio provinciale avevano espresso dubbi e paventato la possibile impugnativa da parte del Governo. Dunque passi indietro ampiamente prevedibili. A parte la previsione di mantenere il rinnovo per il concessionario uscente in caso di autoconsumo, vengono soppresse le proroghe temporanee. Mentre la durata massima del rinnovo delle piccole derivazioni, confermata a trent'anni, dovrà essere commisurata caso per caso al tempo necessario all'ammortamento degli investimenti e all'equa remunerazione del capitale investito. Niente gestione sperimentale per un periodo temporaneo con rinnovo agli attuali concessionari per le grandi derivazioni. Certo non può essere motivo di soddisfazione il fatto che il governo ci chieda di mandare a gara tutte le concessioni, anche quelle in carico ai comuni, che sono una risorsa importante. La domanda è: per quale motivo si è voluto forzare in questo modo in una interlocuzione col Governo che tra l'altro ha avuto un esito sfortunato? Per non parlare di tutte le altri situazioni in cui, in seguito a norme che erano evidentemente anticostituzionali, si è dovuto fare repentini dietro front. Come ampiamente ribadito nel corso del dibattito sul ddl in oggetto, il fatto di avere piena disponibilità sul territorio delle concessioni rappresentava un valore aggiunto per la collettività e i territori che nei più svariati modi si collegano con l'elemento acqua. Indispensabile risorsa oltre che fonte di vita per ciascuno di noi e per il Creato. Dove infiniti interessi si intrecciano e buon senso vorrebbe che davvero l'acqua diventasse sempre più bene comune condiviso. E ben sapendo che è un bene limitato, farne il miglior uso possibile. Con l'acqua non si deve guadagnare ma piuttosto trarre nel suo rispetto i migliori vantaggi possibili. Per la salute, l'ambiente, la bellezza dei territori, il turismo e tutto ciò che scorre insieme a lei. Evitando sprechi, perdite, utilizzi inappropriati anche dal punto di vista paesaggistico. No a uno sfruttamento a fini meramente economici, dunque privo dell'etica che è collegata al concetto di “acqua bene comune”.
Ovviamente viene fortunatamente accolto per evitare altre impugnative, anche queste legittime e prevedibili, il “consiglio” di rafforzare gli aspetti paesaggistici spesso devastanti a causa dello sfruttamento nella gestione delle cave. Mentre per quanto riguarda le acque minerali si dovrà tenere conto del valori di mercato. Plaudo pure al fatto che sia stata messa in discussione l'improvvida e pericolosa proroga di un anno per l'obbligo di revisione degli impianti a fune. Non si scherza con la sicurezza degli utenti e un monito ci deve venire dalla tragedia recentemente avvenuta sul Mottarone. La chiusura invernale non è di per sé garanzia di buon funzionamento.
Riguardo alla Soprintendenza per i beni culturali, personalmente ritengo che l'articolo vada abrogato. La formulazione è ambigua, non si dice chiaramente quale sarà la struttura destinata ad occuparsi del patrimonio culturale. Di fatto si lasciano aperte due possibilità: “struttura complessa” oppure “una o più strutture semplici”. Perché non si propone una soluzione precisa e definita? Inoltre credo che in una legge di assestamento di bilancio non dovrebbero essere inseriti articoli “di riforma organica di un settore”, ma sarebbe opportuno, tramite un disegno di legge ad hoc, procedere alla riforma della legge 1/2003, magari dopo un'analisi puntuale dei punti di forza e di debolezza di quella legge, a ben 18 anni dalla sua approvazione. Davvero bisognerebbe dare alla Soprintendenza per i beni culturali, autonomia, in primis dalla politica, rispetto ad un “normale” servizio provinciale, perché ha peculiarità tali da necessitare di una certa indipendenza.
Con riguardo all'articolo 2 sul potenziamento della Linea Ferroviaria Verona Brennero e in generale sulle grandi opere previste rimarco uno scarsissimo processo partecipativo e l'assenza di un dibattito pubblico. Il DPCM n. 76 del 10 maggio 2018 prevede il dibattito pubblico per tronchi ferroviari di lunghezza di tracciato superiori a 30 chilometri e con investimento superiore a 500 mila euro. La delega totale al Commissario, anche a causa delle restrizioni dovute al Covid, in particolare per il Lotto 3 a dell'accesso sud del Tunnel di base del Brennero e inoltre il fatto che per il collegamento ferroviario Rovereto-Garda non sono stati elaborati i relativi progetti di fattibilità tecnica ed economica, rendono difficile pronunciarsi, non solo per i cittadini ma anche per la politica. In generale ogni nostra azione, non solo ambientale, ormai dovrebbe essere vagliata sulla base della conversione o transizione ecologica; pensiamo solo a quanto avvenuto in Europa, nelle vicina Germania, ma anche da noi e nel resto d'Italia ad ogni piè sospinto a causa del surriscaldamento dell'atmosfera. Cambiamenti negli stili di vita, nel modo di produrre e consumare servizi sono improrogabili. Consapevoli dei limiti, già ampiamente superati, dell'ambiente in cui viviamo e della necessità di adottare a livello globale e locale azioni tese sempre più ad una economia circolare, in alternativa a quella lineare fin qui adottata.
Riguardo all'articolo dell'Assestamento di Bilancio che fa riferimento ai Parchi, sembrerebbe in realtà che la legge diventi più rigida che in passato in quanto PRG e PTC si adeguano al Piano Parco, ma mi preoccupa la parte dove si dice che nelle aree a minor tutela ambientale possono decidere i comuni. Con quali margini di discrezionalità? Con le nuove modalità di gestione localistica e consorziale del Parco dello Stelvio, oggi tutte le norme di tutela sono più deboli rispetto al passato quando c'era un granitico, pur con qualche criticità, Parco nazionale a tutela di tutto in tutti i territori. Ora lo spezzettamento purtroppo può consentire ampi margini di diversificazione a livello provinciale e regionale. Anche se tutto avviene all'insegna della magica parolina “sostenibilità”. E allora la domanda è secca assessore Tonina, quale nuovo progetto da autorizzare si nasconde dietro questa modifica? Non sono solita pensar male ma a volte è necessario farlo.
Credo che vada accolta nel breve periodo la richiesta fatta in più occasioni di rispondere alla domanda di manodopera in agricoltura, chiedendo chiarezza circa gli accordi transfrontalieri che consentano a cittadini stranieri di poter essere assunti negli ambiti di maggior richiesta a causa del fatto che la maggior parte delle operazioni sono manuali. Le operazioni a verde, il dirado e la raccolta richiedono numerose presenze.
La scuola è certamente un ambito che richiede straordinarie risorse per il valore intrinseco di questa istituzione e perché tutti auspichiamo una ripresa in sicurezza e in presenza. Quindi a prescindere dal numero di alunni e insegnanti vaccinati, il piano trasporti dovrà essere molto accurato perché l'autunno presenterà il conto di un virus comunque non ancora debellato.
Si dovrà prestare attenzione alla situazione delle classi, con un ritorno purtroppo al numero di alunni pre Covid, soluzione superficiale e quanto mai improvvida, pessima anche dal punto di vista dell'impegno organizzativo, oltre che sanitario e relazionale; inoltre sarà ancora importante la necessità di presidi sanitari e di tracciamento per evitare il più possibile la scuola in Dad. Utilissima, e per fortuna che è stata possibile, nella fase emergenziale ma certo non l'ideale, da usare con parsimonia e in situazioni particolari.
Riguardo all'articolo 19, resta sempre importante in ambito scolastico per la dovuta attenzione al tema della disabilità e ai ragazzi e bambini con deficit cognitivo e problemi legati ai bisogni educativi speciali, formare personale all'altezza di compiti che richiedono grande competenza e professionalità ma anche doti umane di sensibilità ed empatia. Sia per quanto attiene i docenti di sostegno che per gli assistenti educatori che svolgono un ruolo importantissimo.
In merito all'articolo 23 trovo davvero molto poco opportuno e poco trasparente che sia la Giunta su indicazione del Dipartimento Istruzione a scegliere gli ispettori scolastici, figura presente in tutte le regioni d'Italia e qui da noi scomparsa. Mentre dovrebbe avvenire per concorso su selezione pubblica.
Già in altre occasioni mi sono espressa sulla assoluta inopportunità di trasferire a soggetti esterni mansioni come quelle legate alla mensa e all'interscuola, ritenute a tutti gli effetti come momenti educativi che solo la conoscenza dei bambini e dei ragazzi, nonché delle dinamiche interne alle classi, può trasformare in momenti di scambio, socialità, educazione alimentare e allo stare insieme in situazioni meno strutturate. Oltre tutto nessuno sin qui ci ha saputo dire quale fosse l'utilità di queste esternalizzazioni e quali i risparmi. Solo probabilmente ulteriori complicazioni all'organizzazione scolastica e poca attenzione e cura di alunni e alunne, studenti e studentesse. E pure degli insegnanti il cui orario di lavoro diventerebbe uno spezzatino tra entrate e uscite. E tenendo conto di quanti insegnanti siano fuori sede rispetto alla loro residenza, molto penalizzante in termini di orario di lavoro. Ma non varrebbe la pena di ascoltare un po' di più il mondo della scuola attiva che quotidianamente si confronta con questi problemi piuttosto di chi, con tutto il rispetto, la scuola la vive in modo virtuale, in un ufficio e dietro un scrivania?
Riguardo all'articolo 7, disposizioni transitorie per le comunità, integrazione articolo 5 della legge provinciale agosto 2020, l'osservazione che mi sento di fare è che non si può commissariare un ente elettivo per due anni e mezzo, in attesa di decidere cosa fare, ammesso che si sappia cosa fare. Non si vogliono le comunità di valle e si vuole scioglierle e dare le competenze ai Comuni? Che possono consorziarsi e offrire servizi ? Questo avverrebbe in una democrazia normale. E sarebbe quantomeno tutto più chiaro. Invece si nominano commissari, un istituto presente nel nostro ordinamento, ma solo per situazioni di ingovernabilità o incapacità di funzionare, e comunque con tempi limitati. Insomma un'eccezione, non la regola. Andrebbe quantomeno chiarito che a dicembre 2022 in ogni caso non si proroga più e si decide qualcosa.
Tratto per ultimo il tema, sempre ben presente anche se tenuto sottotraccia dal governo provinciale, del contratto del pubblico impiego. Mancano le risorse secondo la Giunta per il rinnovo dei contratti dal 2019 al 2021 e intanto ci buttiamo in pasto all'opinione pubblica che ci sta giustamente massacrando con l'adeguamento delle nostre indennità all'indice Istat. Fomentando un sordo rancore verso la politica e i politici detentori di privilegi che in questo momento in Italia nessuno ha. Con le famiglie che fanno fatica ad arrivare alla fine del mese e senza neppure la possibilità di rinunciare. Era proprio necessario? Non si poteva spettare che la commissione regionale concludesse il suo lavoro e che anche con la consulenza di esperti traesse le conclusioni? Una accelerazione che ci danneggia tutti indistintamente. Chi lo ha proposto con un blitz, chi lo ha votato e chi non lo ha sostenuto. Davvero un bel colpo alla credibilità delle istituzioni provinciali e regionali! Tornando al Contratto di Lavoro del Pubblico Impiego, ricordo che il Protocollo d'Intesa firmato dal presidente della Provincia con le sigle sindacali prevedeva risorse per aumenti contrattuali complessivi del 3 % al primo gennaio 2021 e e del 4,1% alla data del 1 settembre 2021. Onorare questo impegno è una necessità ormai improrogabile.

Grazie per l'attenzione Lucia Coppola

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