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Consiglio presidenza Tn | Aperta a Palazzo Trentini la mostra sulle pioniere dello sport

Consiglio provinciale Trento

dal 20 settembre al 5 ottobre - dal lunedì al venerdì dalle 9:30 alle 18:30 e il sabato dalle 9:30 alle 12:30


Palazzo Trentini, via Manci 27 a Trento “Mettersi in gioco – pioniere dello sport 20 settembre – 5 ottobre. Orario dal lunedì al venerdì dalle 9.30 alle 18,30 e il sabato dalle 9,30 alle 12.30

Una mostra, quella che si è aperta martedì 20 settembre a palazzo Trentini, sede del Consiglio provinciale, che illumina un mondo poco conosciuto: la faticosa (anzi, eroica) storia delle donne nello sport. Mostra dal titolo “Mettersi in gioco – pioniere dello sport in Trentino” voluta dalla Commissione pari opportunità, in collaborazione con il Coni trentino, la Scuola di preparazione sociale, l’Università - Centro studi interdisciplinare di genere e patrocinata dalla Presidenza del Consiglio in concomitanza con il Festival dello sport. Foto d’epoca commentate, o meglio contestualizzate e spiegate, da Piero Cavagna, noto fotografo trentino, che, oltre ad aver organizzato l’esposizione ne ha curato anche i testi che l’accompagnano. Parole, le sue, che narrano della vicenda degli albori dello sport femminile partendo dal mondo (mondo occidentale) che si aprì alle donne sportive a fatica fino ad arrivare alle bellissime storie di casa nostra.

Percorso irto di difficoltà che le prime atlete dovettero affrontare gravate dal peso dei pregiudizi e dagli stereotipi maschili. Un esempio? “Ai Giochi Olimpici il ruolo delle donne – affermò De Coubertin, il padre delle olimpiadi moderne e spirito progressista – dovrebbe essere soprattutto quello di incoronare i vincitori”. Viste male, fino a pochi decenni fa, anche le mamme atlete: l’esempio più illustre quello di Fanny Blankers Koen madre di due figli (per di più trentenne età, matura per allora), che alle Olimpiadi di Londra del 1948 vinse gli 80 ostacoli, i 100, i 200 e la 4X100. Pregiudizi che non sono stati del tutto superati e si nascondo dietro commenti sulla stampa e in tv apparentemente innocui…. “belle e brave” o “corpi da urlo”.


Del resto, molte porte dello sport rimasero chiuse per le donne fino a anni recenti e recentissimi: vennero ammesse alla maratona solo nel 1973 e il pugilato femminile (la prima fu l’americana Barbara Buttrick nel 1954) alle Olimpiadi del 2012. Ancora inaccessibile la Formula Uno, solo Maria Teresa de Filippis riuscì a gareggiare nel gran premio di Monaco nel 1958.
Il filo della mostra si dipana attraverso storie eroiche come quella di Alfonsina Strada che nel 1924 si iscrisse (venne accettata a malincuore perché nel regolamento non c’era una norma che lo impediva) al Giro d’Italia. Arrivò in fondo alla massacrante gara a tappe, ma la stampa dell’epoca non le risparmiò nulla, storpiandole addirittura il nome dal “neutro” ispanico Alfonsin a Alfonsino. La grande alpinista Vittorina Vitty Frismon che dovette affrontare le sassate di chi si indignava per i suoi pantaloni corti; le tante atlete, come Anna Mogera, che primeggiò nell’atletica leggera e nel basket, che andavano ad allenarsi raccontando, non solo ai padri ma anche alle madri, che dovevano uscire per andare a messa perché non stava bene che una donna mostrasse le gambe.


Pioniere insomma, che stracciarono i pregiudizi anche a suon di risultati. Come le ragazze del Circolo di scherma di Trento, Magda Raffaelli, Cristiana Bortolotti, Paola Arrigi e Paola Ronchini che, nella prima metà degli anni ‘50, vestirono la maglia azzurra e conquistarono titoli italiani e iridati. Come la prima ciclista agonista trentina, Maria Costa, che nel 1925 mise in fila parecchi uomini in una serie di gare disputate sulle polverose strade bianche dell’epoca. Come le nuotatrici della Rari Nantes, fortissime e grandi esempi per le giovani leve come la tuffatrice Saveria Aor Dellai o Carla Campregher, tricolore nel 1940 sui 400 stile libero e dal palmares sontuoso. Rari Nantes che, nel dopoguerra, diede vita anche alla pallacanestro femminile che si giocava all’aperto d’inverno su terreni infangati. Vedere le foto per credere.
Storie di coraggio, quindi, che vengono riscoperte e raccontate a palazzo Trentini anche attraverso la prosa di una grande firma del giornalismo sportivo come Emanuela Audisio.

Ufficio stampa Consiglio provinciale Trento

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